1987, per non dimenticare

08 Luglio 2007
Sono già trascorsi vent’anni da quella terribile estate del 1987, quando la furia delle acque e le numerose frane funestarono la nostra Valtellina. Sembra ieri quando le notizie dei telegiornali parlavano dei primi morti sepolti da incredibili ondate di fango e il tempo si è fermato al pensiero che alla fine di quella drammatica avventura la nostra popolazione si trovò a piangere con grande dignità ben 53 vittime alcune delle quali non poté nemmeno avere una degna sepoltura.
Ripercorrendo con lo “Speciale alluvione 1987” le tappe di quei giorni drammatici, rivedendo le fotografie ed analizzando il materiale è tornato alla mente quel senso di paura che come un profondo solco ha tracciato i volti e gli animi di quei valtellinesi che in poche ore videro andar distrutto ciò che avevano costruito con grande fatica in molti anni.
Nei giorni e nelle ore precedenti a quell’immane vendetta nella natura, drappelli di anziani si fecero premonitori di quella tragedia, la loro lunga esperienza li portava a dire che quel clima così particolare e quelle piogge annunciate in grande quantità non avrebbero portato a nulla buono.
Nel loro colloquiare con figli e nipoti dicevano: “Vedrete, vedrete che tra poche ore ci sarà il finimondo ed ancora una volta Madre natura ci presenterà il suo amaro conto”.
I giovani tentavano di sfatare quelle previsioni ma gli “avi” incalzavano nuovamente: “Sentite, sentite cari miei, persino i cani sono irrequieti e abbaiano in modo sinistro, gli animali, cari figlioli, sentono prima dell’uomo ciò che la sventura riserva e tentano di farcelo sapere”.
In quel venerdì mattina lampi, tuoni e piogge iniziarono a funestare la Valtellina e così, come veggenti, quegli anziani, toccandosi la pelata sotto il cappello di paglia, scrutavano il cielo minaccioso e ad ogni assordante suono iniziavano a raccontare storie di precedenti e drammatiche alluvioni. Quelle parole raccontate con enfasi purtroppo furono veritiere poiché ancora una volta la Valtellina si apprestava a dover convivere nuovamente con quell’“antico male” che nei secoli si è presentato più volte tra le nostre terre montane.
Venerdì 17, sabato 18, domenica 19 sono le storiche giornate dell’alluvione 1987; il 28 luglio ci ricorda la terribile frana della Val Pola ed il suo minaccioso lago, 25 e 27 agosto sono le date dell’evacuazione che ci ha costretto fuori casa per un lungo periodo e poi domenica 30 agosto ricordata da molti come la giornata della paura per la tracimazione controllata.
In queste pagine ripercorreremo quegli eventi, non ci chiederemo cosa si poteva fare per evitarli o almeno limitarne i danni; non entreremo nel merito delle questioni squisitamente politiche che videro il Ministro Zamberletti costretto a mollare il timone di una barca ormai piena d’acqua, lasciando il posto al successore Gaspari… semplicemente vorremo ricordare, ma soprattutto vorremo non dover tornare a scrivere, cronache di fatti calamitosi che ci hanno minacciato così da vicino, ci hanno lasciato un segno, un ricordo o un senso di smarrimento come quello vissuto dalla cittadinanza quando le autorità ci hanno detto di lasciare le nostre dimore.
E proprio in quest’ultimo frangente a testimonianza del triste umore della gente che lasciò Tirano per recarsi in luoghi più sicuri riportiamo quanto lo storico giornalista Giancarlo Berandi scrisse in quelle ore sul settimanale Tiranese, poiché al di là di ogni nostro commento quelle parole ci sono sembrate le più adatte per ripercorrere quelle ore difficili:
«Ci dava, il percorrere piazza Cavour vuota un senso di smarrimento, quasi di vertigine, dando un’ultima occhiata a tutto ciò che da sempre ci era famigliare, con il pensiero angoscioso che, forse, tutto quanto ancora vedevamo potesse essere distrutto dalla furia devastante delle acque. Era un’angoscia che si acuiva man mano che salivamo verso la strada di Roncaiola e, spesso, lo sguardo indugiava alla ricerca della nostra casa, della nostra chiesa, del cimitero dove riposano i nostri cari. Era un distacco che ti lacerava, ti segnava, quasi ti stordiva per quel senso irreale che portava in sé.
Sembrava un sogno, un incubo, mentre invece era tutto vero; tremendamente vero».


Ho trovato articoli a decine che trattavano l'argomento, ma ho scelto quello che a parer mio era il più toccante.

E voi, direttamente o indirettamente tramite i racconti dei vostri genitori, amici e parenti, come l'avete vissuta?

Compliementi per la scelta dell'articolo!!condivido la tua scelta motivata dal modo in cui lo scrittore ha deciso di dare risalto ad ogni piccolo segno premonitore avvertito dagli anziani del posto!!io all'epoca avevo solo tre anni ed inoltre non abitavoin valtellina quindi non posso raccontare come l'ho vissuta. di certo posso comprendere gli stati d'animo dim chi è stato interessato!!!e soprattutto la volonta di andare avanti che ha avuto la gente del posto!!nonostante tutto..complimenti valtellina!!!

....e anche te magica...

Io ero troppo piccola x ricordarmi qualcosa, avevo poco più di un anno..... Anche perchè la mia zona non è stata colpita. Nesuno scantinato allagato, nessuna zona isolata, nulla di nulla, solo piogge torrenziali........ Solo i ponti sul Mallero hanno subito danni, e ciò ha fatto in modo che fossero cotruiti ponti che in caso di piena potessero essere sollevati.......... E la cosa bella è che gli argini fatti costruire nell'era del fascismo hanno tenuto saldamente, evitanto la devastazione delle contrade Gombaro, Fracaiolo e della parte bassa di Sondrio Vecchia e di tutte le vie lungo il Mallero....

Ricordo tuttavia che il mio bisnonna era in montagna con le mucche sopra Piateda. Qui era successo il finimondo perchè in località Gaggio sono state aperte improvvisamente le paratoie dando origina a un'ondata di acqua che ha allagato mezza Piateda, quindi quella zona era praticamente irraggiungibile e si era mobilitata l aprotezioe civile per portare viveri. Mio papà diceva sempre che quando ha sentito dell'ondata ha preso la moto e è passato su di corsa per boschi prati, tutto fuorchè la strada, per vedere se su stavan tutti bene....

Un pensiero va a tutte quelle persone che non hanno una tomba su cui piangere i propri cari vittime della frana..........

Un pensiero va a i Valtellinesi che non si sono arresi mai e nel giro di poco han ricostruito tutto ciò che avevano perso.......

chi è nato in seguito a tale fatto ne porta ancor ora i segni.....

ehm ehm.....